VERSO UNA SOCIETA’ SENZA CONTANTI: L’ESEMPIO DELLA DANIMARCA

di S.C.
pagamenti cashless via smartphones

Il governo danese ha proposto una legge che toglierà l’obbligo per alcuni settori di commercio di dover accettare pagamenti in contanti, parliamo di ristoranti, negozi di abbigliamento e pompe di benzina.
Molto probabilmente, stando agli ultimi eventi, il parlamento approverà e già da gennaio 2016 la Danimarca sarà sempre più “cashless” ovvero senza denaro contante.
La misura fa parte di un pacchetto  per far crescere l’economia cercando nello specifico di ridurre i costi ed aumentare la produttività per le aziende che stando a quanto afferma l’associazione dei banchieri danesi, la Finansrådet, alleggerirà le imprese dai costi della sicurezza  e “la perdita di tempo” nel maneggiare le banconote e dare il resto.
questo per noi europei del sud potrebbe sembrare un provvedimento drastico, un cambiamento epocale, ma per la società danese l’allontanamento dal metallo e dalla carte filigranate è già iniziato da tempo spontaneamente, infatti circa un terzo della popolazione usa una app ufficiale della Danske Bank chiamata MobilPay che collega il proprio smartphone ad altri o ai sensori alle casse per effettuare pagamenti semplicemente sfiorando lo schermo.
Tecnologie simili sono già esistenti, ad esempio Google Wallet negli U.S.A., Paym nel regno unito e il noto gruppo d’acquisto austriaco Lyoness presente in 50 nazioni che prevede l’utilizzo dello smartphone come un carta ricaricabile utilizzabile in milioni di punti vendita, ma nessuno dei sopra citati a raggiunto i livelli d’uso di MobilePay.
Le ragioni pratiche che spingono come la Danimarca come già detto riguardano essenzialmente la sicurezza, cercando di ridurre le rapine, gli assalti ai portavalori, la contraffazione ma contemporaneamente facendo crescere la paura delle frodi digitali, la Svezia ad esempio, nazione con il più alto numero di transazioni bancarie nella U.E. ha visto raddoppiare il numero delle frodi nell’ultimo decennio.
Parlando della Svezia è emblematico sottolineare come nel 1661 fu il primo stato ad introdurre banconote in Europa e che entro il 2030 sarà la prima società completamente cashless, ad oggi infatti l’80% delle transazioni commerciali svedesi avviene elettronicamente tant’è che oggi, così come avviene in tutta la Scandinavia, la carta di credito è utilizzata anche per fare spese minime come un paccheto di chewing-gum.
Nel 2013 fece notizia la rapina in una banca di Stoccolma finita male per il ladro che si accorse troppo tardi di essere entrato in una filiale cashless.
C’è da ragionare sui motivi che vedono l’Italia resistere a questo cambiamento di mentalità. In un paese dove la tassazione può raggiungere il 55% del reddito, il denaro contante resta l’unica isola non rintracciabile, almeno nella totalità, permettendo ad alcuni settori dell’agonizzante economia italiana di sopravvivere, infatti la vera crisi dell’economia reale a parer dei negozianti è iniziata proprio con l’introduzione del governo Monti dell’obbligo di pagamenti cashless per le transazioni da mille euro in su.
Un ulteriore considerazione quindi va fatta sull’idea che il cittadino ha delle tasse perché seppur vero che i livelli di pressioni fiscali sono pari a quelli dei paesi scandinavi, il contribuente percepisce che mentre lì le tasse ritornano al paese sotto forma di servizi moderni ed efficienti, qua vi è la netta sensazione che le tasse vengono utilizzate solo per mantenere un macchina burocratica mafiosa e corrotta. Una sensazione tremendamente realistica.

il futuro dei contanti?





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