La stanza blu di Picasso del 1901 è il dipinto che i critici
definiscono come quello della svolta dell’artista, da lì in poi Picasso sarebbe
diventato Picasso.
Un quadro denso di significati, una sintesi dei percorsi e degli interessi dell’artista:
il soggetto è una donna nuda ispirata a Degas, appeso al muro un poster di Toulouse-Lautrec
e un quadro col mare di Barcellona, mentre la stanza sembra quella di Van Gogh.
Un opera emblematica che ha sempre destato curiosità sulle motivazioni che hanno spinto Picasso ad un cambiamento radicale nella sua pittura dando inizio a quello conosciuto come Periodo Blu, curiosità che da sempre ha motivato gli esperti a studiarla nei minimi dettagli.
Pensate un po’ che sorpresa quando un team di ricercatori della Phillips Collection, della National Gallery of Art inglese, della Cornell University e del Museo Winterthur del Delaware hanno scoperto ai raggi-x una misteriosa figura sotto la crosta del dipinto, un ritratto di un uomo non identificato, vestito in giacca e papillon con la faccia appoggiata ad una mano la quale ha tre anelli.
Chi era quell’uomo? E perché Pablo Picasso ha deciso di nasconderlo o di disfarsene?
A destare sospetti e ad innescare le ricerche sono stati alcuni colpi di pennello incongrui con la figura nuda della donna che si lava già rilevati nel 1957 da un curatore ma che solo recentemente la tecnologia ha permesso di decifrare.
Certo l’artista non è nuovo a questo tipo di evento infatti già nel quadro “La Vie” del Cleveland Museum gli studiosi hanno notato come l’artista rilavorò un precedente dipinto e nel quadro “La Repasseuse” del Museo Guggenheim di Manhattan hanno rinvenuto nel restauro del 2012 un ritratto di un uomo con baffi.
In un periodo di ristrettezze, quello prima del successo, Picasso era costretto a lavorare su cartoncino assai meno caro delle costose tele e si tende dunque a pensare che in un momento magico di creatività l’artista, a corto di tele, ne abbia sacrificato una ricoprendola.
Sull’identità dell’uomo poco si sa, non vi sono segni o indizi che possano far pensare ad una identità precisa, sicuramente non siamo di fronte ad un autoritratto.
I ricercatori utilizzando nuove speciali tecnologie vogliono scoprire i colori del ritratto per poter creare un immagine digitale di quello che fu per un periodo un quadro nell’atelier dell’artista, perché riuscendo nell’impresa fornirebbero nuovi aspetti e dettagli sulla vita dell’artista.
Un opera emblematica che ha sempre destato curiosità sulle motivazioni che hanno spinto Picasso ad un cambiamento radicale nella sua pittura dando inizio a quello conosciuto come Periodo Blu, curiosità che da sempre ha motivato gli esperti a studiarla nei minimi dettagli.
Pensate un po’ che sorpresa quando un team di ricercatori della Phillips Collection, della National Gallery of Art inglese, della Cornell University e del Museo Winterthur del Delaware hanno scoperto ai raggi-x una misteriosa figura sotto la crosta del dipinto, un ritratto di un uomo non identificato, vestito in giacca e papillon con la faccia appoggiata ad una mano la quale ha tre anelli.
Chi era quell’uomo? E perché Pablo Picasso ha deciso di nasconderlo o di disfarsene?
A destare sospetti e ad innescare le ricerche sono stati alcuni colpi di pennello incongrui con la figura nuda della donna che si lava già rilevati nel 1957 da un curatore ma che solo recentemente la tecnologia ha permesso di decifrare.
Certo l’artista non è nuovo a questo tipo di evento infatti già nel quadro “La Vie” del Cleveland Museum gli studiosi hanno notato come l’artista rilavorò un precedente dipinto e nel quadro “La Repasseuse” del Museo Guggenheim di Manhattan hanno rinvenuto nel restauro del 2012 un ritratto di un uomo con baffi.
In un periodo di ristrettezze, quello prima del successo, Picasso era costretto a lavorare su cartoncino assai meno caro delle costose tele e si tende dunque a pensare che in un momento magico di creatività l’artista, a corto di tele, ne abbia sacrificato una ricoprendola.
Sull’identità dell’uomo poco si sa, non vi sono segni o indizi che possano far pensare ad una identità precisa, sicuramente non siamo di fronte ad un autoritratto.
I ricercatori utilizzando nuove speciali tecnologie vogliono scoprire i colori del ritratto per poter creare un immagine digitale di quello che fu per un periodo un quadro nell’atelier dell’artista, perché riuscendo nell’impresa fornirebbero nuovi aspetti e dettagli sulla vita dell’artista.
Commenti
Posta un commento