Il più grande sito archeologico precolombiano del nord e centro America si
trova nell’antica città Teotihuacán da cui appunto prende il nome la civiltà
teotihuacana che ebbe il suo massimo splendore nella metà del primo
millennio.
A parte il fatto che la città, a capo di un vero e proprio impero, fu capace di
ospitare circa 200,000 abitanti, poco altro è conosciuto, al riguardo infatti
nonostante le avanzate conoscenze tecniche che permisero ai teotihuacani di
costruire edifici come la piramide del sole,
La Piramide del Sole
che la leggenda vuole sorgesse sul
luogo dove di gli “dei” si riunirono per progettare la creazione dell’uomo, la
civiltà non sviluppò un sistema di scrittura tramandando tradizioni e conoscenze si presume
per via orale, lasciando ai posteri solo quesiti.
La mancanza inoltre di qualsiasi forma difensiva e l’assenza di qualsivoglia
immagine di regnanti avvolgono l’intero sito in una nebbia di mistero: nulla si
sa sulla struttura politica e sociale della città.
Si pensi che il nome Teotihuacán non è quello originale, che rimane sconosciuto,
ma quello datogli dagli Aztechi ben dopo la fulminea e incomprensibile scomparsa
della civiltà.
Nel 2003 la scoperta di un tunnel sotto uno dei luoghi più apprezzati dai
turisti, il Tempio di Quetzalcóatl (il dio serpente piumato), ha fatto sperare
in ritrovamenti che potessero far luce sull’intera zona archeologica.
Gli scavi condotti per oltre un decennio da un team di studiosi condotto da
Sergio Gomez, hanno invece disseppellito reperti assai enigmatici come palle di
gomma, specchi di pirite e misteriose sfere gialle di jarosite. Tali scavi sono
culminati nel recente ritrovamento di tre stanze alla fine del tunnel lungo un
centinaio di metri e ben 20 al di sotto del tempio, e nell’aprire la via in una
di questi ambienti gli archeologi hanno avuto una bella sorpresa nel ritrovare
ingenti quantità di mercurio liquido a formare un ”piccolo” fiume sotterraneo.
“La cosa è completamente inaspettata” ha dichiarato Gomez alla Reuters, incerto
sul perché il mercurio si trovasse lì egli ha ipotizzato che il metallo liquido
sia stato utilizzato per simboleggiare un fiume od un lago sotterraneo qualcosa
non molto distante dal mitico fiume greco Stige.
Il metallo sebbene sia stato trovato in piccolissime quantità in alcune città
Maya resta difficilissimo da trovare nella zona e sembrerebbe non aver avuto
utilizzi pratici nel Mesoamerica.
Gomez crede che la presenza di questo fiume simbolico conduca al ritrovamento
di una camera funeraria di un re, la prima finora.
A sostenere la teoria di Gomez è intervenuta la professoressa Annabeth Headreck
dell’università di Denver, studiosa d’arte teothicuana affermando che “come lo
stige il fiume sotterraneo rappresenta l’ingresso in un mondo sopranaturale ed
il passaggio per gli inferi” .
Il ritrovamento non ha solo eccitato gli esperti del settore ma ha messo sul
chi va là anche i teorici meno ortodossi.
Il fatto che il metallo allo stato liquido venga impiegato per realizzare pile,
interruttori ed elettrodi ha dato argomenti più o meno condivisibili a chi
sostiene che le antiche civiltà umane avevano conoscenze tecnologiche
avanzatissime e c’è chi ha addirittura collegato il ritrovamento agli antichi
testi indiani Veda in cui si descrivono macchine volanti (Vimana) utilizzate
nelle guerre mitologiche del Mahābhārata e del Ramayana, nel testo
sanscrito Vaimanka Shastra si racconta che questi Vimana avessere un motore che
funzionasse con mercurio liquido…
“E’ un bel mistero…è divertente…” le parole della Headreck descrivono a
meraviglia quello che succede a Teotihuacán i cui risultati ufficiali verranno
comunicati al pubblico ad ottobre 2015.
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