ROMA SEMPRE PIU’ ETERNA. NUOVE ANALISI SPINGONO LA FONDAZIONE INDIETRO DI 2 SECOLI.

di S.C.

La scienza si basa sulle evidenze dei fatti analizzati ed in archeologia questo approccio è quello che ci permettere di buttare lo sguardo sino ai limiti della storia così come la conosciamo.
Battaglie, opere d’arte e d’architettura, discorsi, hanno un valore ben diverso quando la storiografia li incastona in un periodo e questo valore aumenta in maniera inversamente proporzionale al restringersi del range di tempo in cui la scienza inserisce tali eventi.
A volte la storia ci fornisce date certe, precise fino al dettaglio e tale certezza diventa tradizione. Le tradizioni sono mezzi con cui un popolo si celebra e si determina nei suoi valori storicamente accettati e per questo esse a volte assumono la valenza di veri e propri dogmi.
Quando le date non sono certe la tradizione si riveste di un aura ancor più magnetica e potente di un dogma ovvero diventa leggenda.

La leggenda, suffragata da fonti storiche, forse create ad hoc per rendere ancor più eterna  la leggenda stessa,  e da studi vecchi di secoli vogliono che Roma sia stata fondata il 21 aprile del 753 a.C. nei pressi dell’attuale Foro Romano.
L’intuizione ed il coraggio  dell’archeologa Patrizia Fortini responsabile del Foro romano per la Soprintendenza ai beni archeologici di Roma, hanno permesso di spostare l’asticella storica della nascita della Città Eterna di circa 200 anni indietro, riportando al centro della tradizione fatti scientifici e non sole leggende.  Il rinvenimento vicino al Lapis Niger, pietra che la tradizione vuole essere il cippo funerario di Romolo, di mura di tufo costruite come argine per le acque di un affluente del Tevere , lo Spino, databili a oltre 900 a.C. è stato uno dei ritrovamenti forse più importanti per la Storia di Roma e
ancor più significativi sono stati i ritrovamenti di suppellettili (frammenti di ceramiche e resti di cibo) a ridosso di tali mura così come la stessa Fortini ha dichiarato sulle pagine del quotidiano romano Il Messaggero : “Strategico è stato proprio l’esame del materiale ceramico rinvenuto che ci permette oggi di inquadrare cronologicamente la struttura muraria tra il IX a.C. e gli inizi dell’VIII secolo  in un momento quindi antecedente alla fondazione di Roma così come viene attestata dalla tradizione. Si tratta di un intervento che anticipa la sistemazione del sito occupato poi dal Comizio e dall'area sacra del sottostante Lapis Niger».
la Lapis Niger

L’uso di tecnologie all'avanguardia hanno reso ancora più straordinario l’evento. “Il primo impegno è stato quello di riesaminare tutta la documentazione disponibile, per lo più inedita, lasciata da Giacomo Boni, - dice la Fortini - colui che ha condotto gli scavi al Foro romano tra il 1899 ed il 1901, e da Pietro Romanelli e Maria Squarciapino che ripresero le indagini negli anni ’50. Mettendo in correlazione tutte le informazione contenute nei documenti d’archivio - continua la Fortini - è stato possibile riconoscere per la prima volta l’esatta ubicazione dei saggi di scavo condotti dal Boni” e con l’utilizzo della del 3D “abbiamo indagato la stratigrafia pertinente alla famosa stipe votiva scoperta già dal Boni che copriva i resti dell’altare arcaico - continua la Fortini - abbiamo così rinvenuto oggetti in miniatura, coppette in bucchero, piccole olle d’impasto, focaccine e un piccolo unguentario a testa umana, oltre a vari frammenti di bronzo ed ossa” materiale da cui è stato possibile retrodatare la nascita della Civiltà Romana.

La tenacia dimostrata dall'archeologa che durante gli scavi durati ben 5 anni  non ha mai avuto paura di destabilizzare storie più o meno dogmatiche ci insegna che la comprensione della storia della civiltà Umana non ha bisogno di certezze ma di mentalità aperta.

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