LA MAGGIORANZA OPPRESSA. "comme un garçon"

di S.C.

La nostra quotidianità è molto stratificata, le situazioni da affrontare sono multiple, ognuno di noi ha pretese e bisogni assai diversi. Pian piano stiamo imparando a conoscere l’altro, il diverso, il nuovo di questa società multietnica. E bisogna dire che a parte i cori degli stadi di un pugno di imbecilli, il nostro paese è più che soddisfacentemente tollerante ed solidale. Ancora molto però c’è da fare e ce lo conferma la cronaca recente, soprattutto per quanto riguarda la parità dei sessi.
Maschi e femmine hanno sulla carta eguali diritti e dignità, ma nella realtà sono lontani dal definirsi pari. Le donne uccise sono il sintomo di una malattia strisciante che agisce sottotraccia che s’intrufola negli animi degli uomini e ne soffoca il cuore, rendendoli spietati.
Una società che ambisce ad essere moderna, o come si dice ultimamente “europea” non può tollerare che ancora esista la tratta delle schiave, costrette a vendersi per strada, bruciate vive al minimo tentativo di ribellione; non può tollerare che lo stupro, la più vile espressione della debolezza del sesso” forte” sia presente tutti giorni nelle pagine dei giornali, tanto da non destar più scandalo.

Come si può tirar dritto quando al bar quando si sentono commenti come “le ragazze di oggi se la cercano, hai visto come si vestono?”
Da dove cominciare allora a cambiare in senso virtuoso? Come far capire cosa vuol dire la parola “sapiens” che segue la qualifica “homo”? Bisognerebbe avere la bacchetta magica e come spesso succede nei film bisognerebbe ritrovarsi nel corpo dell’altro per capire cosa si prova: l’uomo dovrebbe provare ad essere donna per un po’, perché per capire il gentil sesso non basta ascoltare ciò che esso dice ma si deve provare a capire perché lo dice.
Questa è la provocazione lanciata da un cortometraggio francese del 2010 intitolato Majorité Opprimée, che solo oggi riesce ad avere il giusto interesse del pubblico grazie a youtube.
Il corto il cui titolo tradotto significa la maggioranza oppressa parla di Pierre un papà, casalingo che si trova a vivere la giornata in un mondo dove lo status-quo dei ruoli uomo/forte donna/debole è ribaltato. Pierre fa i conti quindi con gli sfottò e i complimenti volgari a sfondo sessuale mentre cammina per strada col passeggino. Lascia il bambino al suo babysitter uomo e musulmano, costretto dalla moglie a mettere il velo. Si trova poi ad subire violenza sessuale  da una gang di ragazze armate di coltello, dovendo oltretutto subire la provocazione della poliziotta che ne raccoglie denuncia, teorizzando un invenzione sull’assalto subito, e quando la moglie di Pierre lo va a prendere alla stazione di polizia (in virilissimo ritardo dovuto ad una riunione di lavoro) lo consola chiamandolo affettuosamente gattino e zucca. E quando l’uomo si lamenta di vivere in questo mondo dominato donne lei lo accusa di essersela cercata indossando bermuda corti, troppo corti e infradito.
Il corto sembra voler creare una situazione grottesca da commedia e invece spara giù denunce sociali pesanti come macigni.
Invita certo a riflettere gli uomini su come vivono infantilmente la loro sfera sessuale ma di certo lancia un chiaro invito anche alle donne a non accettare rassegnatamente, o peggio ancora col sorriso, certi atteggiamenti prevaricanti che la società mantiene.

La regista Pourriat è ora all’opera su di un corto simile chiamato Tous à Poil, tutti nudi, che prende di mira la mania tra le giovani e meno giovani di depilarsi completamente anche nelle parti intime, lasciando intendere che questa pratica è una rassegnazione, dolorosa alle esigenze di un mondo maschilista. 

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