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UNA SOPRAELEVATA SOLO PER CICLISTI, A LONDRA CI PENSANO SI CHIAMA SKYCYCLE

di S. C.


E pensare che noi si fatica a trovare soldi e sostegno politico per costruire qualche miserabile kilometro di  pista ciclabile mentre le grandi Capitali del vecchio continente hanno già realizzato progetti che il cittadino italiano guarda e sogna come se vedesse un film di fantascienza. Berlino e Copenhagen (come al solito) si vantano che al riguardo hanno qualcosa da insegnarci in termini di eco sostenibilità e senso civico, e purtroppo per noi hanno ben donde, d’altronde la sola Berlino ha l’obiettivo di costruire 1500 km di piste ciclabili, Copenhagen ha già 350 km di percorsi. Se si sommano i kilometri percorribili in bici di Milano e Roma si arriva ai 300 km scarsi.
A Londra il pragmatismo inglese sta osando ancora di più: non solo a terra ma vogliono costruire piste ciclabili anche in cielo.
Lo studio di architettura Foster and partners insieme ai tipi della Space Syntax hanno proposto alle autorità londinesi, per migliorare la viabilità cittadina, un progetto alternativo alla costruzione di nuove strade. Si chiama Skycycle è prevede 220 km di corridoi elevati riservati alle sole biciclette.
Un progetto visionario e concreto, che partendo dal dato oggettivo dell’insostenibilità delle automobili come trasporto di massa nelle le città moderne, propone una soluzione che apporterebbe molti benefici a Londra e ai cittadini.
Questa sfida verticale delle due ruote frenerebbe la tendenza che vede le autovetture in aumento nella City, decongestionando le strade da smog e traffico ed oltretutto il progetto sfrutterebbe strutture già esistenti lungo le tratte ferroviarie cittadine senza bisogno di impegnare la municipalità in lavori lunghi e onerosi.
corridoi nei cieli di Londra

L’idea è semplice come tutte le idee geniali d’altronde, ma ad amor del vero non del tutto originale. Infatti in California nel 1890 un progetto del genere avrebbe dovuto collegare Pasadena a Los Angeles e di quella strada riservata alle bici ne furono costruiti solo due kilometri sui 14 previsti. L’idea non aveva risvolti ecologici, allora la salute dell’ambiente non era ancora un problema, ma solo motivazioni economiche, la strada era privata e a pedaggio (10 cents a ingresso) e fu messa da parte proprio a causa del nascente mercato delle automobili, o come le chiamavano allora quadricicli.
la pista ciclabile del 1890

Oggi siamo al picco della sopportabilità della presenza di auto all’interno delle città, almeno in Occidente, ed è per questo che si fa più incalzante la richiesta da parte delle popolazioni cittadine di soluzioni alternative, ecologiche e ad impatto ambientale pari allo zero.
Skycycle è un inizio di un nuovo modo di interpretare la quotidianità metropolitana. Speriamo che tale modo di pensare sia contagioso e non trovi troppe resistenze da parte delle fabbriche automobilistiche. 

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