di S.C.
Nel 1889 William Gray sentendosi
molto male ebbe la necessità di chiamare un dottore ma all’epoca i telefoni
erano davvero rari e dovette recarsi presso la vicina fabbrica e cercare di
telefonare. ciò gli venne negato non essendo l’apparecchio telefonico di
pubblico uso. Gray riuscì dopo vari tentativi a convincere chi di dovere a
lasciarlo telefonare e il dottore sopraggiunse in tempo. L’episodio però fece
nascere nella testa l’esigenza dell’invenzione. Il primo telefono a pagamento
fu in servizio presso una banca di Hartford in Connecticut, vennero poi installate
cabine di servizio con “payphones” negli
alberghi. Fu solo nel 1905 che la compagnia telefonica Bell decise di mettere
cabine telefoniche nelle strade di Cincinnati, come quelle che vedevamo fino a
poco tempo fa anche noi, ma la novità non venne subito recepita dalla
popolazione, ancora restia a discutere affari privati in pubblico, figuratevi
un po’…
Cosicché volente o nolente la
storia del telefono a gettoni e delle cabine ci racconta anche la storia della lenta
ma inesorabile perdita della privacy, della riservatezza della società moderna.
Oggi la cabina telefonica
s’è trasformata, s’è ristretta, s’è nascosta all’interno del telefono stesso, è
diventata portatile.
Le nuove generazioni non
avranno mai quella sensazione che provavano i loro genitori quando dietro di
loro si chiudevano le porte della cabina telefonica e in quel ambiente ovattato
si vedeva fuori dai vetri (e poi dal plexiglass) il mondo che correva
apparentemente silenzioso, c’era pure la possibilità di consultare l’elenco
telefonico messo in apposite mensole e le Pagine Gialle. Si inseriva il gettone
che valeva un certo numero di scatti telefonici e poi non si digitava il numero,non
si corravno le dita sulla tastiera touch, no, il numero lo si componeva sulla
tastiera tonda che girava su stessa facendo quell’indimenticabile rumore di
mitraglietta e poi dopo il tu-tu
rispondevano le fidanzate alle quali si davano appuntamenti sospirati, le quali
se non fossero venute non lo si sarebbe saputo che nel momento stesso,
nell’amara costatazione della “buca”, d’altronde non avrebbero potuto avvertire
via sms, i cellulari erano ancora lontani dal venire.
Quei cellulari che oggi sono
le nostre cabine telefoniche portatili, che usiamo dappertutto senza un minimo
di educazione o privacy con gli auricolari pensando di essere ancora “intimi”
come nell’”alcova” delle vecchie cabine e invece tutti ascoltano e tutti sanno.
Le telefonate a modo non
esistono più, il drinn-drinn del
telefono è perso nell’armadio delle cose in disuso, oggi c’è la suoneria, oggi
c’è la vibrazione.
Si è vero, la tecnologia è
utile, ci ha cambiato la vita nel bene o nel male, William Gray e poi Steve
Jobbs c’hanno spinti nel futuro … ma quanta nostalgia!
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